L’organizzazione è come un abito di alta sartoria, più è cucito addosso, più sta bene. Ovvero, il significato di questa parola non è lo stesso per tutti.
Ho pensato quindi di scrivere una serie di post sulle parole dell’organizzazione, senza la pretesa di darne un’unica interpretazione e perciò ecco qui la lettera “A”, per cominciare proprio dal principio.
Un luogo speciale
Per “ambiente” intendo il luogo in cui trascorriamo la maggior parte del tempo, come l’ufficio, la scuola, la casa, o una sua stanza particolare, spesso attorniati dal disordine o dalla confusione.
Un ambiente colmo di cianfrusaglie e oggetti fuori posto è “chiassoso” anche se vi è silenzio e ogni volta che lo sguardo si sposta sugli oggetti che sono sparpagliati ovunque, una parte della nostra energia, che dovrebbe essere invece convogliata verso attività piacevoli e rigeneranti, si disperde.
Per capire l’effetto che il riordino può avere sulla nostra riserva energetica, basta pensare alla sensazione che si prova quando si apre la porta della camera di un hotel; la vista della stanza riordinata, arieggiata e soprattutto con tutte le superfici libere ci fa sentire immediatamente rilassati. Nessun oggetto di cui occuparsi, nessuna decisione da prendere, nessun pensiero, tranne noi e il motivo per cui ci troviamo lì.
Se l’ambiente in cui trascorriamo le nostre giornate non assomiglia per niente all’ideale che abbiamo in mente, cosa possiamo fare?
Alcune considerazioni
- Poniti al centro della stanza. Che sensazione provi quando ti trovi lì? Quella stanza aggiunge o sottrae energie alla tua mente?
- Cosa non funziona? Se la sensazione che prevale è il disagio, cerca di capire da che cosa è determinato. Dal numero di oggetti? Dal fatto che non hanno una collocazione propria? O forse dai ricordi che evocano?
- Cosa funziona? Non è necessario cambiare quello che funziona bene. Se alcune zone sono già organizzate in armonia con le nostre abitudini e gli oggetti sono sistemati in modo da essere a portata di mano quando servono, non c’è motivo di cambiarne la disposizione.
- Il punto di origine. Se potessi intervenire in maniera radicale, ad esempio svuotando completamente la stanza, da dove cominceresti?
- Spazio condiviso. Se il disordine non è un tuo problema, ma piuttosto è il problema di chi condivide lo spazio con te, non è bene imporre un “riordino forzato”. E’ meglio limitarsi ad intervenire solo sullo spazio che è sotto il nostro diretto controllo, un cassetto, una scrivania, un armadio. Così come il disordine, anche l’ordine ha la tendenza a propagarsi.
Hai mai considerato la connessione fra il tuo ambiente e la tua energia? Oppure riesci a scindere le due cose e a non farti influenzare da quello che ti circonda?