M come Mappe Mentali (quando il cervello si diverte)

 

M come Mind Map

Ultimamente si parla tantissimo di “learning to learn”, ovvero della capacità di sviluppare nuove abilità nel campo dell’apprendimento e di utilizzarle in maniera organizzata e consapevole per raggiungere obiettivi più alti in ogni ambito.

Lo sviluppo di questo nuova area di interesse si deve alla necessità, da parte degli studenti stessi (specialmente universitari) di comprendere meglio il meccanismo alla base dell’apprendimento. La capacità di imparare e di saper organizzare il tempo dedicato allo studio, infatti, è spesso data per scontata da parte dei docenti, come se il solo fatto di frequentare la scuola bastasse di per sé a rendere tutti gli studenti dei super esperti di tali tecniche.

In realtà l’esperienza dell’apprendimento è totalmente personale e, molto spesso, inconsapevole. Anche se alcune pratiche come prendere appunti o ripetere ad alta voce sono da tutti riconosciute come le tecniche migliori per memorizzare i concetti, non è detto che tutti gli studenti riescano ad utilizzarle negli stessi tempi e con gli stessi risultati.

Aggiungiamo poi l’aumento spropositato di stimoli e informazioni, la capacità di attenzione inferiore a quella di un pesce rosso, l’incremento della competizione sia a scuola che nel mondo del lavoro e quello che otteniamo è una crescente difficoltà a trattenere nella nostra mente le informazioni apprese per utilizzarle al momento opportuno.

Fra le tecniche più interessanti per aumentare la capacità del cervello di recepire, trattenere e utilizzare le informazioni vi sono le mappe mentali.

Mappa mentale o mappa concettuale?

La maggiore possibilità, rispetto al passato, di riconoscere e determinare i casi di disturbo dell’apprendimento  (noti come DSA) ha comportato un uso più ampio, anche all’interno dei testi scolastici, di schemi e rappresentazioni grafiche di vario tipo.

In realtà a scuola si fa un grandissimo uso delle “Mappe Concettuali”, ideate negli anni settanta da Joseph Novak, docente della Cornell University (la stessa in cui è stato messo a punto il metodo Cornell per prendere appunti) mentre le “Mappe Mentali”, ideate pressapoco nello stesso periodo dallo psicologo Tony Buzan, non sono ancora così conosciute e utilizzate né in ambito scolastico né tanto meno in quello lavorativo.

La differenza fra i due sistemi, che vengono spesso confusi, è data sia dalla struttura (la mappa concettuale viene costruita dall’alto verso il basso, mentre la mappa mentale ha una struttura radiante e si legge in senso orario) che dalla finalità (la mappa concettuale è utile soprattutto per comprendere profondamente un argomento, mentre la mappa mentale per memorizzare dei concetti).

Gli elementi delle mappe mentali

Le mappe mentali sono rappresentazioni grafiche costruite attorno a un’idea centrale dalla quale si sviluppano, come i rami di un albero, le idee secondarie.

Il collegamento delle idee fra loro è dato da linee curve che si estendono dall’interno verso l’esterno e che a loro volta si suddividono ed estendono ulteriormente per raggiungere un maggiore livello di dettaglio.

Mentre nelle mappe concettuali è possibile inserire anche brevi descrizioni, nelle mappe mentali, al contrario, l’uso delle parole è ridotto al minimo. Si fa invece un largo utilizzo dei disegni e del colore, che consentono di velocizzare e “vivacizzare” al tempo stesso il processo di memorizzazione. Più i disegni sono buffi o assurdi (ad esempio, per descrivere la battaglia di Salamina disegnerò un piccolo salame!) più facilmente ricorderemo i concetti.

Oltre la memorizzazione…

Grazie alla capacità di evidenziare i collegamenti fra i concetti, le mappe mentali possono essere utilizzate anche per altre attività, quali ad esempio:

  • Presentazioni aziendali o scolastiche
  • Brainstorming e risoluzione dei problemi
  • Prendere appunti
  • Pianificazione di progetti ed eventi e, naturalmente, …. per organizzarsi!

… e oltre le mappe mentali!

L’associazione fra disegno e testo per ricordare i concetti è talmente potente che viene spesso utilizzata al di fuori dello schema della mappa mentale. Il metodo è noto come sketchnoting  ed è stato creato nel 2007 da Mike Rhode, designer e illustratore, che ha ideato questo innovativo metodo per  prendere appunti durante meeting o eventi di vario tipo.

Negli Stati Uniti è nata addirittura una professione, ora importata anche in Italia, il facilitatore grafico, una persona che durante riunioni o convegni rappresenta graficamente i contenuti in modo che siano maggiormente comprensibili dai partecipanti.

Insomma, con le mappe mentali, i disegni e i colori, il cervello si diverte, si attiva integralmente in quanto entrambi gli emisferi partecipano al processo di apprendimento e memorizzazione!

Guarda questa mappa, non ti fa venire voglia di provarci subito?

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