K come Kakebo (al contrario!)

Kakebo

Da qualche anno è arrivato anche in Italia il magico quadernino giapponese per tenere i conti di casa. La semplicità di uso e l’immediatezza che lo caratterizzano hanno fatto presa su tutti coloro che hanno necessità di tenere sotto controllo la spesa corrente senza però impazzire con app e programmi vari di contabilità, il metodo infatti è totalmente analogico. Tenere sotto controllo le spese è un esigenza di tutte le famiglie, perciò ben venga ogni sistema, digitale o meno, che serve allo scopo.

Prima di tutto, come funziona?

L’obiettivo dichiarato del Kakebo è insegnare a risparmiare e soprattutto a riflettere sul proprio stile di vita.

Ogni mese si prende nota sia del proprio reddito che delle spese fisse, mentre settimanalmente si registrano tutte le spese variabili, che vengono suddivise in quattro macro categorie: sopravvivenza, optional, cultura, extra.

Il sistema è progressivo e basta sfogliare le pagine per rendersi conto, a colpo d’occhio, sia di quanto abbiamo speso fino a quel momento sia di quali siano le categorie in cui i consumi familiari si concentrano maggiormente.

Il Kakebo però, in questo senso ha una marcia in più, perché più che un sistema di controllo delle spese è un esercizio di consapevolezza.

Chi più spende…

La forza del Kakebo sta nella sua capacità di stimolare una riflessione sulle spese, allora proviamo a considerarlo non solo come uno strumento per tenere sotto controllo il budget, ma anche e soprattutto come strumento per controllare dove non spendiamo abbastanza.

Per esempio, se la maggior parte delle spese sono in “sopravvivenza”, significa che lo è anche il nostro modo di vivere. Uno stile di vita caratterizzato quasi solo da spese necessarie significa che non stiamo “vivendo”, stiamo appunto “sopravvivendo”, limando via tutto quello che non è strettamente necessario.

Una condotta che alla lunga diventa debilitante e malsana, come una dieta ipocalorica.

Se le spese registrate alla voce “optional” sono poche o assenti non significa solo che siamo bravi a risparmiare, può significare anche che il divertimento nella nostra famiglia è associato soprattutto allo stare in casa, il ché non è di per sé necessariamente un male (magari passiamo le serate a giocare tutti insieme a Monopoli), ma potrebbe indicare eccesso di giochi elettronici e inerzia davanti alla tv.

Idem per la voce cultura: ci sono settimane che passano senza registrare neanche i due euro della Settimana Enigmistica? Forse ci siamo lasciati andare e non investiamo più su noi stessi; da quanto tempo non compriamo un libro, non andiamo a un concerto, a una mostra di arte? E perché non lo facciamo più spesso? Oppure lo facciamo sempre da soli e mai in famiglia?

Insomma, il Kakebo è uno strumento che ci può dire tantissime cose, ma è soprattutto quello che non dice che può essere importante!

Alla ricerca del giusto equilibrio

Con il Kakebo possiamo inoltre identificare e tenere sotto controllo particolari categorie di spesa (make-up, take away, abbigliamento….) nelle quali temiamo di spendere troppo per scoprire se è effettivamente così. Potremmo accorgerci che certe uscite sono incomprimibili, o che la drastica diminuzione in una categoria implica un aumento in un’altra (ad es. diminuiscono le cene fuori ma aumenta la spesa di alimentari, luce e gas). Insomma tutto va soppesato e messo in relazione per trovare l’equilibrio giusto per noi.

E tu usi il Kakebo unicamente come strumento di controllo del budget o come metodo per riflettere sul tuo stile di vita? Cosa ne pensi?

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